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easyJet, il potenziale delle basi stagionali spagnole

  • 3 anni fa
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easyJet e’ come precisa Javier Gándara, direttore generale di easyJet per il sud Europa, e’ sempre meno legata al traffico britannico, molto più a quello europeo.

Non solo nella finanza, diversificare anche il network di un vettore aereo, da più sicurezza in caso di “anomalie” o cali di un mercato, che può essere prontamente compensato, spostando capacità verso un altro mercato che in quel momento può avere più potenziale, necessaria ovviamente la massima flessibilità e tempi rapidi.

Mercati ed aeroporti anche nuovi per una compagnia aerea, che ora anche con la Pandemia, che ha costretto o potremo dire, ha dato un opportunità ai vettori di prendere in considerazione nuove rotte e destinazioni.

Come spiega Gándara in un intervista a un sito web spagnolo, la base di Malaga dara’ e sta dando a easyJet nuove opportunità, easyjet a Malaga è il secondo vettore e trasporta principalmente passeggeri da Regno Unito e dalla Svizzera, entrambi apprezzano la Costa del Sol, molti hanno delle seconde case.

Non tutte le scelte di easyJet sono condivisibili, ma l’apertura di due nuove basi stagionali ed un apertura mentale del vettore verso la “stagionalità” per le sue basi, sarà una scelta ed una svolta vincente, a Palma, ormai una storica e ora non più l’unica base stagionale, si sono aggiunte Malaga in Spagna e Faro in Portogallo.

A Malaga nello specifico c’è stato un abbandono, quello di SAS e un ridimensionamento di Norwegian, nonché con la chiusura della base di Oslo di Wizz Air, anche Wizz lascia spazio.

Scelte non strettamente legate ad una diminuzione della domanda, ma per esigenze strategiche, di bilancio e di ristrutturazione.

Il mercato scandinavo ha quindi ora una minor capacità programmata ed un potenziale da sfruttare, non solo per Malaga, anche da Palma di Maiorca.

Oltre a destinazioni nel Regno Unito che in precedenza non potevano essere servite, easyJet potrebbe quindi esplorare un mercato nuovo come quello scandinavo.

Ora, anche con il “problema” del Regno Unito potrebbe essere la giusta occasione.