Diritti del passeggero
Le LCC, ci hanno insegnato a viaggiare scomodi!
C’è una narrazione dominante nel mondo del trasporto aereo, un racconto abilmente costruito da compagnie e associazioni di categoria per proteggere i propri interessi. È una storia che parla di efficienza, di prezzi imbattibili e di democratizzazione dei cieli.
Ma dietro questa facciata si nasconde una realtà ben diversa: quella di un passeggero le cui aspettative sono state sistematicamente abbassate, i cui interessi sono stati ridefiniti da altri e la cui capacità di scelta è stata sottilmente erosa. Non c’è caso di studio più emblematico di Ryanair, il genio indiscusso nel plasmare il consumatore moderno.
Le lobby del settore aereo sono maestre nel trasformare la realtà.
Ogni proposta a favore dei diritti dei passeggeri, ogni discussione sulla trasparenza tariffaria o sulla sostenibilità ambientale viene spesso presentata come una minaccia diretta ai “prezzi bassi” che tanto stanno a cuore ai viaggiatori. In questa narrazione, gli interessi delle compagnie aeree e quelli dei passeggeri vengono fatti coincidere magicamente.
Chi osa mettere in discussione questo paradigma rischia di essere etichettato come un elitario che non comprende le esigenze della gente comune. E così, con il tacito supporto di chi beneficia di voli gratuiti e upgrade, il messaggio passa: per volare tanto, bisogna accettare di volare male.
Questo approccio, tuttavia, non è “educare” il passeggero, ma “addestrarlo“.
Invece di insegnare a riconoscere il valore di un servizio di qualità – che non è solo il lusso, ma la dignità di un posto comodo, la cortesia del personale, la puntualità e un’assistenza clienti efficiente – si è scelto di normalizzare la scomodità.
È qui che entra in scena il capolavoro di Ryanair. Più che una compagnia aerea, Ryanair è un fenomeno di psicologia applicata al consumo di massa. Il suo successo non si basa solo sull’offrire tariffe aggressive, ma sull’aver creato un ecosistema mentale che intrappola il cliente. Quante volte abbiamo visto un amico, un parente, un conoscente, sostenere con incrollabile certezza che “Ryanair è la più economica”, senza nemmeno considerare un’alternativa? Questa non è una scelta, è un riflesso condizionato.
La strategia è tanto semplice quanto brillante
Ancoraggio al Prezzo: Per decenni, Ryanair ha martellato un unico, potentissimo messaggio: il prezzo. L’immagine di quel “9,99€” è così radicata nella mente collettiva da fungere da punto di riferimento psicologico per qualsiasi altro volo. Poco importa se, una volta aggiunti bagaglio, posto a sedere, e commissioni varie, il prezzo finale eguaglia o supera quello di una compagnia tradizionale. L’ancora è già stata gettata.
Semplificazione Cognitiva: Confrontare voli è faticoso. Ryanair lo sa e offre una scorciatoia mentale. Perché perdere tempo su Skyscanner o altri siti, quando la mente ha già interiorizzato il dogma “Ryanair costa meno”? La compagnia non vende solo biglietti, vende la fine della ricerca, un sollievo dalla fatica della scelta.
Ridefinizione dello Standard: Ryanair ha convinto decine di milioni di persone che volare significa sedili che non si reclinano, zero spazio per le gambe, pubblicità urlata a bordo e un perenne senso di precarietà. Hanno trasformato quelli che un tempo erano difetti in una nuova, accettata normalità. Di conseguenza, un’esperienza di volo decente non viene più vista come uno standard da pretendere, ma come un lusso opzionale.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Vediamo passeggeri fedeli, quasi ai limiti dell’incapacità di valutare altro, che rimangono sbalorditi quando gli si dimostra, dati alla mano, che avrebbero potuto volare allo stesso prezzo – o persino a meno – con un’altra compagnia, godendo di un servizio a terra e in volo nettamente superiore, magari con Wi-Fi incluso e un sorriso da parte dell’equipaggio. La loro domanda è sempre la stessa: “Ma perché in tutti questi anni non l’ho mai fatto?“.
La risposta è semplice: perché sono stati fidelizzati così bene da non essere più messi nelle condizioni di pensare che esista un’alternativa valida o più conveniente.
Ma volare non è questo. Volare deve essere altro.
Non deve essere necessariamente un’esperienza di lusso, ma deve rimanere un’esperienza di qualità, di piacere, di scoperta. Il compito del settore non dovrebbe essere solo massimizzare i profitti spremendo ogni singolo centesimo dal passeggero, ma anche plasmare la domanda verso un modello più sostenibile e umano. La democratizzazione dei cieli è un traguardo straordinario, ma non può avvenire al costo della dignità del viaggio stesso. Spetta a noi passeggeri, ora, rieducare il nostro sguardo, superare le abitudini indotte e pretendere che volare torni a essere ciò che dovrebbe essere: non solo uno spostamento, ma l’inizio di un’esperienza.